Ramo principale

Ramo Principale (dalla base del 131 al fondo nuovo)

Alla base del 131 traversare sulla destra su comoda cengia armata con cavo d’acciaio lasciandosi sulla sinistra il pozzo X (Via dell’X) fino ad un’alta spaccatura. Da qui con un pozzetto arrampicabile (5 m) ha inizio un grande meandro. Percorsi pochi metri si passa oltre la stretta imboccatura di un pozzo (Pozzo Sud Ovest) che porta nuovamente sulla via dell’X. Si giunge quindi al pozzo della Marmitta (7 m). Al fondo ancora pochi metri di meandro fino ad affacciarsi su un saltino (6 m) a cui segue un terrazzo che dà direttamente sul secondo grande pozzo dell’abisso, il 108.

Si tratta di un bellissimo pozzo fusoidale di una decina di metri di diametro. Traversando su una cengia armata con un cavo d’acciaio a pochi metri dal terrazzo si raggiungono le vie nuove della Preta (Via Nuova, Via Nuovissima, Via Antica). Al fondo del 108 seguono due pozzi in successione (5 e 13 m) alla base dei quali ha inizio il primo meandro impegnativo (traversando in testa al secondo salto si raggiunge la Via del Teschio); dopo una ventina di metri, superata la “cassa da morto” (un masso che ostruisce in parte il passaggio), si scende con un saltino di una decina di metri nella piccola Sala Spugne. Da qui ha inizio un cunicolo col fondo occupato da pozze d’acqua lungo una quarantina di metri, intervallato da una strettoia su concrezione (il triangolo). Tenendo la sinistra in prossimità della targa numero 7 del rilievo si scende quindi in Sala Cascate sovrastata da un camino da cui percola sempre un potente stillicidio (Risalite di Sala Cascate). Segue un meandro che si approfondisce con un saltino di 7 m fino all’imbocco del terzo grande pozzo, l’88. Tale verticale è intervallata da tre grandi terrazzi (dal primo ha inizio il Ramo del Mancino).

Dalla base del pozzo ha inizio la zona delle fessure, una serie di stretti meandri intervallati da poche sale di ridotte dimensioni. Il meandro subito alla base dell’88 deve essere passato tenendosi alti, segue un passaggio attraverso una colata calcitica e un’altro tratto di meandro fino a Sala Cargnel. Quest’ambiente, occupato da grandi vasche concrezionali è la base dell’ultimo pozzo della via dell’X (pozzo della Luna, 90 m). Dalla sala si imbocca il meandro dove si incanala il torrentello ma non si segue quest’ultimo (seguendolo si percorre la Via del Lago Boni) bensì ci si tiene alti fino ad un passaggio in laminatoio che porta ad uno stretto pozzo di una decina di metri (continuando nel meandro oltre il pozzo si entra nel Tunnel della Bestemmia). Questo salto immette nella modestissima Sala Paradiso. Da qui, nella direzione opposta rispetto alla sala ha inizio la Fessura Difficile, lunga 90 m. dopo un primo tratto e una curva secca verso sinistra si giunge al passaggio della forchetta dove si scende seguendo il torrente. Lo si segue verso valle per una cinquantina di metri in un meandro stretto e alto che costringe a proseguire sempre su un fianco o a strisciare. Con un saltino arrampicabile il meandro si allarga nella Saletta Boegan, sovrastata da due alti camini (Risalite dei Fiorentini). Da qui si percorre un bel meandro, si supera tenendosi alti l’imbocco del pozzo cascate in cui si getta il torrente e si perviene così alla partenza del Pozzo Frastuono (32 m). Dopo un primo tratto di discesa in un grande fusoide si ritrova il torrente e con un ultimo salto (15 m) si arriva nella Caverna del Serpente ormai a 450 m di profondità.

 Si continua quindi lungo il meandro attivo superando una serie di salette tra cui Saletta Monfalcone ornata da delle splendide colonnine di concrezione. Appena superata questa invece di continuare lungo il meandro si scende tra i massi del pavimento (la botola) fino a intercettare il torrente; lo si segue verso valle e superato un passaggio molto acquatico si arriva su un nuovo salto (7 m) seguito subito da una altro pozzetto (15 m) che immette nel grande Salone Faenza. Scesa una colata calcitica si raggiunge passando sulla sinistra un ballatoio che si affaccia sul grande Pozzo del Chiodo (45 m). Alla base del pozzo ha inizio un’altra lunga fessura percorsa dal torrente (e quindi particolarmente umida) intervallata da tre pozzi (tenendosi alti all’inizio della fessura si entra nell’Anello dei Suscettibili) . Il primo, il Pozzo Gonnella (19 m) è occupato alla base da uno splendido laghetto. Gli altri due di circa 5 e 8 m immettono in Sala Bertola, occupata da una grande colata calcitica. Continuando a seguire il torrente si percorre un’altro meandro veramente scomodo che poco dopo si amplia in una galleria che si getta nel Pozzo Torino (65 m). Per raggiungere il classico attacco del pozzo bisogna percorrere il meandro in testa alla galleria ma è possibile anche scendere dalla galleria bassa evitando la cascata con una serie di pendoli. Il Torino è un pozzo molto grande impostato su una lunga frattura, può essere pericoloso in caso di piena perché la cascata cade nebulizzandosi a pochi metri dalla corda (per ovviare a questo inconveniente si deve scendere lungo una tirolese fissa).

Dalla base del Torino facendo una corta risalita in arrampicata si giunge in Saletta del Silenzio, luogo utilizzato durante le spedizioni come bivacco di profondità.

La via verso il fondo continua invece lungo l’altissimo meandro percorso dal torrente. Si tratta anche qui di una impegnativa fessura lunga una quarantina di metri. Oltre la grotta si spalanca in un gigantesco pozzo, il Bologna (45 m). Questo è forse il più bel pozzo dell’abisso e immette in una zona della grotta molto diversa dalla precedente caratterizzata da un’altissima forra e da ambienti di dimensioni ragguardevoli (salendo a destra sulla china di fango alla base del Bologna si entra nei Rami del Vecchio trippa). Subito dopo il pozzo Bologna ha inizio appunto una grandiosa forra intervallata da numerosi pozzetti battuti dalle cascate (15, 3, 10, 9, 7 m). Si giunge così sul pozzo Ribaldone (38 m) anche questo da scendere lungo una tirolese per evitare la potente cascata. Alla base una grande sala dà inizio ad una delle zone più complesse della grotta. Qui tratteremo solo la via che porta al Fondo Vecchio e poi al Fondo Nuovo (ma da qui hanno inizio anche la Fuga di Mezzanotte, il Meandro della Lama, il Ramo dell’arcano e il Ramo del Sifone). 

Tenendosi sulla sinistra della sala si entra nel Canjon Verde, una lunga galleria fossile caratterizzata da depositi di fango di colore verde-azzurro. La galleria si approfondisce in una serie di ringiovanimenti (tre saltini di pochi metri) fino ad assumere la morfologia di un meandro con grandi marmitte e pozze d’acqua stagnante sul fondo (conviene seguire il cavo telefonico perché questa zona è molto complessa). Tenendosi sempre sul fondo del meandro si giunge così sul Pozzo Pasini (25 m). Una bella calata nel vuoto porta così nella grande Sala Nera. Da sala nera con un pozzetto di 7 m hanno inizio i Cunicoli dei Coni d’argilla il cui termine rappresenta il vecchio fondo dell’abisso raggiunto nel 1963 da Ribaldone e Pasini (da Sala Nera ha anche inizio il ramo del 79).

La via che porta al Fondo Nuovo ha inizio dalla partenza del pozzo Pasini con un traverso di una quindicina di metri armato fisso (lo stato delle corde è fatiscente). Oltre si entra in un grande finestrone (in alto ha inizio il ramo Larissa) da cui hanno inizio due stretti meandri fangosi lunghi una cinquantina di metri che sboccano entrambi sul Pozzo Vittorio Veneto (45 m). Si tratta di un pozzo molto grande e complesso che si scende completamente nel vuoto. Dalla base di questo si scendono una serie di stretti e fangosi saltini intervallati da brevi meandri impostati tutti su una medesima faglia fino al pozzo Verona (35 m), un pozzo inclinato, fangoso e armato da suicidio. Alla base di questo due stretti saltini di pochi metri portano alla fessura terminale che costituisce il punto più profondo attualmente conosciuto, a –877 dall’ingresso. Tutta questa ultima parte di grotta (dal traverso sul Pozzo Pasini al fondo) è molto impegnativa per le numerose strettoie e soprattutto per la grande quantità di fango.